Per musica dance (in inglese dance music) si intende una vasta famiglia di generi musicali popolari moderni, tendenzialmente orientati a fare da accompagnamento per il ballo nelle discoteche.

Storicamente, il primo genere di musica dance fu la disco music con la prima canzone dance di tutti i tempi: Disco Inferno (1976) dei Trammps; si sono succeduti nel tempo numerosi altri sottogeneri, fra cui house, techno, trance e altri. Gli anni settanta La nascita della musica “da discoteca” si fa risalire alla metà degli anni settanta, lo stesso periodo in cui nasce il concetto proprio di “discoteca” come viene inteso anche oggi. L’esplosione del successo di questo genere musicale avviene alla fine del 1977 ed il 1978 verrà ricordato come l’anno del decennio settanta più produttivo per le canzoni di questo genere. In questo periodo si conia il termine “disco music”. I primi successi sono in pieno stile Funky e Soul con aggiunta di basi elettroniche ritmate. Gli esponenti principali sono: KC and the Sunshine Band, Gloria Gaynor, gli Chic, gli ABBA, Cerrone,gli Earth Wind and Fire e Barry White. A questi vanno aggiunti Donna Summer (col produttore Giorgio Moroder e la famosissima I Feel Love), Gino Soccio, i Bee Gees ed i Village People che si distinguono dal primo gruppo citato per le sonorità più melodiche. Nel periodo in cui spopola la disco music in Italia non si hanno protagonisti né produttori di rilievo. S’identifica con “One for you, One for me” (anno 1979) dei La Bionda; (successivi creatori dei “Righeira”) uno dei primissimi veri successi “dance” di produzione italiana. Nello stesso periodo un team di musicisti italiani capeggiati da Mauro Malavasi e Paolo Gianolio, con l’aiuto di vocalist statunitensi, tra i quali Luther Vandross daranno vita ai Change, per i quali ci saranno anche nomination ai famosi Grammy Awards. A seguire: verrà “Gioca Jouer” di Claudio Cecchetto del 1980. Gli anni ottanta L’affermazione della musica da discoteca si è avuta anche grazie al mestiere del “disc jockey” (o “dj”). Questa nuova figura, che nello studio di produzione affianca la sua esperienza e la sua conoscenza della musica a quella del musicista, ha creato fin dai primi anni ottanta, un nuovo modo di concepire la musica da discoteca. Se la disco music era prevalentemente suonata dal vivo da vere e proprie orchestre, mentre la musica elettronica dei grandi come Giorgio Moroder, Vangelis e Kraftwerk usciva da macchine come i moog, negli anni ottanta i dj iniziano non solo ad usare suoni generati dai sintetizzatori, ma a fonderli con spezzoni campionati dai dischi del passato e con nuovi elementi vocali. Anche la Synthpop/New Romantic, nata tra i fine anni settanta e i primi anni ottanta, svolse un importante ruolo nello sviluppo della musica Pop Elettronica, con gruppi come: Depeche Mode, Eurythmics, The Human League, Kraftwerk, Soft Cell, Ultravox e molti altri. Negli anni ottanta quindi si iniziano a definire le suddivisioni tra generi di musica dance, dal filone house e techno della scena di Detroit e Chicago a quella europea ed italiana, meno legata al clubbing e più alla radiofonia ma comunque molto seguita dai clubbers. Dalle innovazioni portate da nomi come Frankie Knuckles (pioniere della house music), in Europa si iniziano a comporre vere e proprie canzoni con il classico schema strofa ponte ritornello, ripreso dal mondo del poprock. Si hanno cosi’ dei prodotti pop che funzionano bene nelle discoteche provenienti dalla scena statunitense ed anglosassone (ma che non fanno parte realmente della musica dance): si ricordano i successi di Michael Jackson, Madonna, Whitney Houston e gli inglesi Depeche Mode, Erasure, Pet Shop Boys e Talk Talk. Si assiste anche all’esplosione del fenomeno della cosiddetta “italodisco”, la quale riscuoterà successo fino in America Latina e Giappone. Gli artisti di rilievo sono: Savage, Kano, Gazebo, P. Lion, Ryan Paris, Righeira, Baltimora, Sandy Marton, Tracy Spencer, Spagna, Sabrina Salerno e Den Harrow. Verso la fine del decennio si assiste ad una svolta: la dance orecchiabile e canticchiata dalla massa popolare, torna in secondo piano mentre nei club iniziano a dominare house e techno. Si fa risalire infatti al 1986 la nascita ufficiale della House music come viene intesa ancora oggi e quindi della Club Culture. S’inizia ad assistere al fenomeno della nascita di grandi locali (spesso si tratta di vecchi edifici industriali) che propongono una musica alternativa e poco trasmessa dalle radio. La gente che frequenta questi ambienti è motivata non più dai potenziali incontri casuali che caratterizzavano le discoteche degli anni settanta e primi anni ottanta bensì dalla musica che viene suonata. I principali successi sono caratterizzati essenzialmente da sonorità elettroniche e testi ridotti a semplici messaggi: Your Love di Frankie Knuckles (1986), Jack Your Body di Steve “Silk” Hurley (1986), Move your Body di Marshall Jefferson (1986), Pump up the Volume dei M.A.R.R.S. (1987), Work it to the Bone (1987) di LNR, Theme From SExpress degli SExpress (1988),Turn Up The Bass di Tyree Cooper (1988), Rock to the beat di Reese & Santonio, Big Fun o Good Life degli Inner City, Who Is In Da House dei Beatmasters e Pump up the jam (1989) dei Technotronic; sono i principali successi del genere. Nell’ottica delle sonorità più da radio che da club, l’Italia si distingue con progetti dal grande impatto come Black Box ( “Ride on time” ), 49ers, Dj H e Cappella che riescono a sfondare nei mercati di tutto il mondo ed a entrare nelle classifiche inglesi, riconosciute come le più selettive d’Europa. Da citare inoltre i Technotronic, dal Belgio, con la celebre “Pump up the jam” che nel 1989 arriva alla seconda posizione dei singoli più venduti negli Stati Uniti. Gli anni novanta Nella storia della musica dance, gli anni 90 sono stati quelli in cui l’industria discografica ha investito maggiormente nelle produzioni di musica da discoteca. A differenza degli anni ’80, dove il genere protagonista del mercato discografico era il pop, gli anni 90 sono caratterizzati da un’imponente presenza di produzioni, artisti e gruppi musicali dediti esplicitamente alla musica da discoteca. In questo periodo si vanno moltiplicando le etichette discografiche che producono solo musica dance. Proprio come accadde negli anni 70 con la discomusic, si torna ad assistere ad un nuovo periodo di gloria della musica da discoteca e, caratteristica riconducibile in modo predominante a questo decennio, si registra la contaminazione subita da molti artisti normalmente non dediti a questo tipo di musica. A seguito del successo del primordiale genere house (1986-1989) e delle sue derivazioni, gli anni 90 iniziano ad operare nel settore dance su un terreno già sondato e fertile per nuove proposte. I primi anni del decennio 1990 si caratterizzano per una separazione sempre più netta dei generi ballabili e, di conseguenza, si assiste per la prima volta ad una differenziazione delle discoteche in base al tipo di musica che suonano. In maniera decisa, assumono una propria identità e carattere sia il genere House che il Techno, che via via andranno a porsi agli antipodi. Il primo è il genere che nei primi anni del decennio novanta si distinguerà per il grande numero di sperimentazioni e ricampionature di brani del passato, e per il tipo di melodie ricercate ma orecchiabili, da non confondere tuttavia con la musica eurodance che predominerà solo a partire dal 1993; l’House sarà il genere più suonato nei music club. La musica Techno sarà invece protagonista di fenomeni come i rave party e delle discoteche di enormi dimensioni, dove a dominare sono le sonorità elettroniche ed “aggressive”, caratterizzate cioè da dei bassi più distinti e da un numero di battute per minuto (BPM) più elevato rispetto alla musica house. Trasversalmente, come già introdotto in precedenza, a partire dal 1993 si assiste ad un grande successo del genere ballabile ed orecchiabile che in Italia verrà chiamato semplicemente dance, nel resto d’Europa eurodance (sopratutto in riferimento alle produzioni tedesche e belghe) e negli USA molto genericamente House. Quest’ultimo sottogenere resterà per la massa popolare il più rappresentativo del decennio poiché il più trasmesso dalle radio e quello più venduto in compilations; ad inizio del decennio risulta ancora quasi del tutto in fase embrionale, sebbene l’enorme successo che ottiene Twenty 4 Seven nel 1990 con “I Can’t Stand It” preannuncia il futuro sviluppo del filone che dominerà infatti incontrastato sia nel 1993 che nel 1994. Gli anni 90 e i loro successi più emblematici 1990 Grande anno per la musica dance in tutto il mondo: la house e i primi dischi techno diventano, assieme all’hip hop, il tipo di musica più seguito dagli adolescenti e trasmesso dai mass media (basta notare le prime puntate del celebre telefilm Beverly Hills 90210 con le canzoni del progetto italiano Black Box che arriva alla prima posizione della classifica dance americana di billboard grazie ad Everybody Everybody e I Don’t Now Anybody Else). I dischi di maggior successo sono stati: C&C Music Factory con Gonna make you sweat (Everybody dance now), Lil Louis con French Kiss , Dub To Be Good dei Beats International, Hold me Back di Westbam, Do What You Want di 2 in a Room, FPI Project con Rich in Paradise, Gangster Boogie di Tony Scott, Don’t You Love Me dei 49ers e Snap! con The Power, OOps Up e The Cult Of Snap. Questo nuovo genere si distingue dalla classica produzione di brani ballabili sia per la maggiore qualità degli arrangiamenti che per i testi per la quasi totalità in lingua inglese e poco spensierati. Nello stesso periodo emerge e si contrappone alla House Music il genere “Techno”, caratterizzato da un numero di battiti per minuto (BPM) maggiore e più aggressivo: Ultimo Imperio di Atahualpa e What Time is Love di Klf sono degli esempi. I Technotronic continuano il loro grande successo internazionale grazie a Get Up (Before The Night) e This Beat Is Technotronic. Da notare anche Chime degli Orbital: disco da club che si piazza nelle prime venti posizioni della UK chart. 1991 L’anno 1991 è caratterizzato da notevolissimi successi Techno o House, ma molto poco di massa; questo è stato anche l’anno in cui i rave si diffusero in tutto il mondo e diventarono di tendenza. Il nuovo genere musicale che padroneggiava in queste feste fu la musica trance (per alcuni anni intesa impropiamente come Hard Core), nata verso l’inizio del 1990 con alcuni dischi poco conosciuti ma molto innovativi nelle sonorità come LFO e The Age Of Love. Nel ’91 a rappresentare questo nuovo sound furono i britannici Shades of Rhythm e gli Altern 8. Uno dei pochi successi di produzione italiana che rientrano invece nella classe “Eurodance” è Rockin’ Romance di Joy Salinas. I dischi più celebri sono stati senza dubbio Such a good feeling di Brothers in Rhythm, Ride on the Rhythm di Little Loue Vega, Just Get Up And Dance di Afrika Bambaataa, Playing With Knives dei Bizarre Inc. Good Vibration di Marky Mark, Cubik degli 808 State, Gypsy Woman di Crystal Waters, Move any Mountain degli Shamen, Get Ready for this dei 2 Unlimited, House of God di DHS e soprattutto Everybody’s free della cantante inglese Rozalla che ottiene un ottimo successo negli Stati Uniti anche negli anni successivi. 1992 L’anno che segna il cambio di tendenza è il 1992. È infatti di quest’anno un brano che ancora oggi viene preso ad emblema di tutta la musica dance degli anni novanta: Rhythm is a Dancer degli Snap!. Il brano, si distingue per la forte melodicità sia della musica che del testo, e senza dubbio si può affermare che segna l’inizio delle produzioni di grande successo tedesche. Altri successi emblematici in Italia sono: “Please Don’t Go” di Double U, Dur Dur D’Etre Bebè di Jordy e “Because The Night” di Co.Ro. insieme a Taleesa. In America dai primi mesi dell’anno fino al periodo estivo impazzano i rave party ispirati alla scena dance europea. Si apre così un filone di musica techno trance nordeuropea. Tra gli artisti più noti ricordiamo: Human Resurce, Messiah, 2 Unlimited e Pragha Khan. Da ricordare anche due dischi inglesi molto importanti: Don’t You Want Me dei Felix (del duo dei dj Rollo e Red Jerry) e Plastic Dreams di Jaydee: diventato nel corso degli anni il disco house più ricampionato di sempre. 1993 Il 1993 è l’anno che più si distingue per la fama del macrogenere dance. Questo è anche l’anno più in equilibrio tra i vari filoni: House, Techno ed Eurodance sono presenti tra i maggiori successi, tuttavia il genere che predomina risulta essere l’eurodance. Molti classici della musica dance furono lanciati in quest’anno. Tra di essi: del genere house: “Joy” – Staxx; Move On Up e One Night In Heaven – M People; “Deep Inside” – Hardrive; 20 Hz – Capricorn; Back In My Life – Joe Roberts; Phorever People – Shamen; del genere techno: “Rotterdam ’93” – Dr.DJ Cerla; “Here’s Jhonny” – Hocus Pocus; Power Of American Natives – Dance 2 Trance; Cafè Del Mar – Energy 52 “Orgasmico” – Ramirez; del genere eurodance: “Show me Love” e “Luv 4 Luv” – Robin S; “What is Love” e “Life” – Haddaway; “All that She Wants” – Ace Of Base; “Mr. Vain” e “Got to get it” – Culture Beat; “More and More” – Captain Hollywood Project; “No Limit” – 2 Unlimited; Music – Fargetta; “Living on my own” – Freddy Mercury; “U got 2 let the music” – Cappella; 1994 Il 1994 è l’anno del decennio novanta più produttivo, proprio come lo era stato il 1978 per gli anni settanta, e le produzioni continuano con la dance più radiofonica. La musica Eurodance radiofonica influenza artisti e gruppi che normalmente non appartengono al filone; è il caso degli Snap (con “Welcome to tomorrow”), di Afrika Bambaataa (con “Pupunanny”) e di Elton John che insieme a Ru Paul riedita la sua “Don’t Go Breakin’ my heart”. Le produzioni più notevoli sono di La Bouche (“Sweet dreams”), 2 Brothers on the 4th floor ( “Never Alone” e “Dreams” ), Dr. Alban (“Look Who’s talking”), Reel 2 Real (“I Like To Move It”), 20 Fingers (con la censurata “Short Dick Man” ). Indimenticabili gli Outher Brothers da Chicago con i tormentoni Don’t Stop, La La La Hey Hey e più tardi Boom Boom Boom: anche queste canzoni spesso censurate nelle radio. Il 1994 è soprattutto anche l’anno delle produzioni italiane: i progetti come Corona ( “The rhythm of the night”, cantata da Jenny B ), Ice Mc ( “Think About the Way”,”It’s A Rainy Day”,”Take Away The Colour”, la cui voce è quella di una giovane Alexia ), DaBlitz, Aladino (che si servirà della voce di Taleesa, nel medesimo periodo anche solista) e Whigfield ( “Saturday Night” ), domineranno incontrastati le classifiche di tutta Europa e oltre. È di quest’anno anche l’ultimo grande successo dance di Spagna: “Lady Madonna”. Si assiste quindi ad un lungo periodo di grande omologazione sonora, soprattutto nei prodotti provenienti da Italia e Germania. I Jestofunk lanciano con la voce di Ce Ce Rogers “Can We Live” che si distingue per essere stato uno dei pochi successi underground ad essere uscito dalle piste. 1995 Il 1995 è l’anno in cui prendono piede sottogeneri come l’happyhardcore che influenzano la dance per tutto il 1995: caratteristica peculiare di quest’anno è infatti l’aumento dei BPM della musica da ballare. A tal proposito ricordiamo: KK – I Let You Go, Club House feat. Carl – Nowhere Land, Captain Hollywood Project – Flying High, Happymen – Love Is You, Eternally – Quadran. Ed è anche l’anno della rivincita del genere House: dopo due anni consacrati alla musica dance , l’inizio della seconda metà degli anni novanta produrrà pezzi entrati nella storia e che non smettono, nemmeno oggi, di assolvere alla loro funzione di riempipista: The Bucketheads con “the Bombthis sound fall into my mind” , Gusto con “Disco’s Revenge”, Strike con “You sure do”, Dana Dawson con “3 is Family”, Missing degli Everything but the Girl remixata da Todd Terry, De’Lacy con “Hideaway” e l’indovinatissimo remix di “Space Cowboy” per Jamiroquai ad opera di David Morales marcano indelebilmente la storia della musica House da Club. In quest’anno ottiene un discreto successo uno dei rari brani dance con messaggi in lingua italiana: si tratta del singolo techno Your brain is mine (Sale Sale e non fa male) del progetto Human Groove. Da citare nel settore eurodance gli italiani XStatic, Alex Party (Wram Me Up), la cantante tedesca Carol Baily e La Bouche con Be In My Lover. 1996 L’anno successivo, il 1996, non è da meno: si ricorda il disco di Sandy B,”Make the world go round”, Boris Duglosh con “Keep Pushin'” e 5Am con “Heaven”. In quest’anno un artista italiano stravolge il mercato mondiale della dance. Inventando un nuovo sottogenere della techno, la “Dream”, Robert Miles lancia la hit mondiale “Children” (e a seguire gli altri successi “Fable” e “One & One” che venderà in tutto 14 milioni di dischi in pochi mesi). Il genere lanciato da Robert Miles si distingue per le sonorità puramente elettroniche unite a suoni acustici (riprodotti utilizzando comunque sintetizzatori e generatori sonori) come pianoforti, flauti e violini. Altre canzoni di genere Dream sono Celebrate the Love e Dream di Zhi Vago, My Dimension di Gigi D’Agostino e il rifacimento di X Files ad opera di Dj Dado. La dance europea si fa nuovamente da parte per lasciare posto a quella che molti chiamarono “Progressive” che seguirà anche nel 1997. Segue così un nuovo periodo di clubbing in cui il disco cantato quasi scompare lasciando spazio a melodie struggenti e sonorità che poi saranno in Europa assimilate alla “Trance”. Le hit del periodo sono firmate da artisti come Mauro Picotto (che opererà sotto il nome di R.A.F. by Picotto con “Bakerloo Symphony” e a seguire “Ocean Whispers”), Mario Più, BBE (con “Seven Day and one week”, grandissima Hit Europea progressive di fine 1996), e infine Gigi D’Agostino. Durante questo anno si hanno anche sprazzi di musica non solo orientata alla progressive: basti pensare al progetto Gala (prodotto dagli onnipresenti Molella e Phil Jay), che raggiunge il disco di Diamante in Francia. Famosissime le sue “Freed from desire” (1996), “Let a boy cry” (1997) e più tardi “Come into my life” (1997). Buon Successo europeo anche per Livin’Joy (progetto curato da Visnadi che quell’anno ci regalava anche “Don’t stop movin”.) 1997 e successivi La svolta successiva si ha nel 1997 quando ai primi posti delle classifiche arriva Blackwood con “Ride on the rhythm” e successivamente con “My love for you” e “I am”. Altro progetto di grande successo firmato da Toni Verde è Chase con Obsession e Stay with me. È l’anno in cui l’uso massiccio di campionatori porta alla ribalta gruppi poco conosciuti, che diventano in breve tempo artisti di caratura planetaria, come i francesi Daft Punk (“Around the world”) e l’inglese Norman Cook, in arte Fatboy Slim che con “Rockafeller Skank” campiona Sliced Tomatoes dei Just Brothers e D.I.T.C Lord Finesse: il disco in realtà non era dance (il tipo di musica a cui apparteneva era il big beat) ma funzionava bene nelle discoteche. Produttori già noti nel mondo dei club da anni, ma che per la prima volta realizzano produzioni radiofoniche e conquistano il mercato di vendita. Nel 1997 e nel 1998 segue così una nuova ondata di dancepop: il bpm risulta genericamente più basso e il genere comincia lentamente a trasformarsi nella nuova dance che sfocierà nel 1999 e ad inizio millennio. Sono evidenti le differenze anche all’interno degli stessi gruppi, il caso più eclatante è quello dei Datura che da canzoni techno di inizio decennio (Yerba del Diablo per esempio) e hit di metà decennio come The 7th Hallucination, Angeli Domini, Infinity (fatta con un altro importantissimo gruppo degli anni novanta, gli U.S.U.R.A.) cambiano sonorità in dischi come Sign e Voodoo Believe che riscuoteranno comunque molto successo. Altri dischi di successo sono “Barbie girl” dei danesi Aqua, “Feel it” di The Tamperer feat. Maya (Mario Fargetta e Alex Farolfi, il successone del 1998 che con 650.000 copie raggiunge la prima posizione nell’UK Singles Chart) “Restless” dell’italianissima Neja, “Elisir” di Gigi D’Agostino, “Up & Down” degli olandesi Vengaboys ed in seguito “Blue” dei torinesi Eiffel 65 già noti diversi anni prima come Bliss Team, ma che trovano ora il successo mondiale vendendo 13 milioni di copie in tutto il mondo e ricevendo una prestigiosa nomination per i Grammy Awards. La musica dance ispira anche grandi artisti di fama internazionale: un esempio lampante è Cher con Believe (1998). Nel 1998 é stato prodotto il disco che fa il maggiore uso intensivo di synthstrings chiamato “Mary”O” – (Find your) Destiny”; il progetto è italiano. Si stimano irrisorie copie di questo disco nel Mondo. Da ricordare anche You don’t know me di Armand Van Helden e 9 P.M. di Atb (considerato dagli europei il disco “emblema” della trance.) La musica dance degli anni 90 e la radiodiffusione Il successo della musica dance è strettamente legato alla radiodiffusione che, con programmi radiofonici dedicati esclusivamente al genere ballabile, garantì un solido sostegno ed un’ottima promozione. Le emittenti italiane che dedicheranno maggior spazio al genere saranno Radio Deejay, Radio 105 e Radio Italia Network. Uno dei programmi radiofonici di maggior successo è il Deejay Time dell’emittente Radio Deejay. Il programma, in onda quotidianamente dalle ore 14.00 alle 16.00 e condotto dal dj Albertino (con la regia di Mario Fargetta e la partecipazione di Giorgio Prezioso e Maurizio Molella) sarà seguito dagli adolescenti italiani che nel frattempo sono tornati a far funzionare le discoteche la domenica pomeriggio. Il genere di musica dance in larga misura più presente nel programma sarà quello dell’eurodance (sopratutto negli anni 1994 e 1995). Sempre dell’emittente Radio Deejay, altro programma radiofonico italiano estrettamente legato alla storia della musica dance e “figlio” dell’anzicitato Deejay Time era la Deejay Parade: in onda il sabato alle 14.00, il programma mostrava la classifica dei brani più ballati durante la settimana evidenziando le “uscite” e le “nuove entrate” dalla lista delle prime 20 posizioni. L’enorme successo del genere porterà le emittenti radiofoniche a produrre delle raccolte (compilations) dei brani più in voga del momento o, a fine anno, di quelli più venduti ed ascoltati nell’anno appena concluso. Le più famose saranno le varie Deejay Parade, Danceteria, Hit Mania, Discomania, Alba e Hits On Five. Gli anni 2000 L’anno inaugurale del nuovo millennio viene considerato dagli appassionati del genere il periodo migliore per la dance italiana. Nonostante questo, sono brani di natura molto diversa a dominare le scene: si passa dalla house sofisticata di “GrooveJet” di Spiller (cantata da Sophie EllisBextor) alla trance di “Komodo/Save a soul” di Mauro Picotto, alla mediterranean progressive di “L’Amour Toujours” di Gigi D’Agostino, alla dance italiana più facile di “Tell me why” di Prezioso feat. Marvin, o di “Inside to outside” (1999) e di “Beautiful world” (2000) entrambe di Lady Violet, fino al fenomeno dancepop degli Eiffel 65 che acquistano successo non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo. La dance italiana subisce così una nuova omologazione e vede, come già successo in precedenza, l’uscita di un notevole numero di produzioni “calco” dei successi del momento. I primi anni del nuovo millennio vedono il ritorno in Italia del fenomeno house: nei club si alternano sonorità funky campionate e stravolte come nel caso di “In the music” dei DeepSwing o di Tom Jones che fa remixare la propria “Sex Bomb” da Mousse T, il quale campiona “All American Girls” delle Sister Sledge. La club culture prende nuovamente il sopravvento e stavolta il fenomeno house attinge alle sonorità funky anni settanta. Esempi notevoli di questo nuovo filone di House moderna sono senza dubbio: “Can Get Enough” dei Soulsearcher (1998), “Disco Down” degli House of Glass (2000), “Rise” dei Soulproviders (2000), Soul Heaven dei Goodfellas (2000), Rise Up di SunKids feat. Chance (vocalist dalla voce incredibilmente somigliante a quella di Aretha Franklin, nonché corista di Zucchero) (2000), Right On di Silicone Soul (2001), (Play)House Music di Louis Radio feat. Sabrina Johnston (2001), Black Water degli Octave One (2001) e Shined on Me di Praise Cats (2001). In questo periodo sorge anche un fortunato nuovo filone di House “AfroTribale” che vuole distinguersi per la sua ricercatezza ed esoticità. Della TribalHouse vanno senz’altro ricordati: Edony Clap Your Hands di Africanism (2000), Sume Sigh Sey di House Of Gypsies (2001), Coffee Beats vol.1 di Del Gado (2002), Linda di Martin Solveig (2002), Madan (Martin Solveig Remix) di Salif Keita (del 2002 ma che spopolerà nel 2003). Due DJ italiani riportano in auge il genere Techno: Benny Benassi e il cugino Alle (Benassi Bros) con la hit “Satisfaction” (successo mondiale del 2003), rispolverano i suoni pesanti ed ipnotici della techno dei primi anni novanta, creando un nuovo filone che molti etichettano come “trance”, altri come “electro” o “tech house”. Nella stessa estate 2003 nasce il progetto”Danijay feat.hellen”(che dal 2004 in poi continuerà come solista Danijay)e “Promiseland” proseguendo con vari successi italodance anche in contrasto con il filone house che spopola. In quest’anno, inoltre, arrivano in cima alle classifiche tormentoni come “voglio vederti danzare 2003” di Prezioso feat.Marvin, “Giulia” di Dj Lhasa e “Dragostea din tei” del gruppo moldavo OZone. Agli inizi del terzo millennio, inizia a dilagare però anche il fenomeno Napster: il pubblico sceglie di non comprare più musica originale ma di attingere ad internet come unica fonte di informazione e di assunzione di musica. Le compilation di musica da discoteca (le varie etichette come HitMania, Hot Party etc.), subiscono un drastico crollo delle vendite. L’ultimo periodo A metà del decennio 2000 le sonorità trance ed eurodance che hanno caratterizzato tutti gli anni ’90 scompaiono definitivamente. L’Italia continua ad offrire quella che nel mondo viene chiamata “Italodance”. I protagonisti della scena rimangono quelli di fine millennio: gli Eiffel 65, da cui si staccherà Gabry Ponte, cambiano nome per diventare i Bloom 06, Gigi D’Agostino, Alex MC, Prezioso feat. Marvin, Molella, Erika. Altri artisti di rilievo tra il 2001 e il 2004 sono: Mash, M@d, Floorfilla, Dj Lhasa, Danijay. La fine del 2004 ha portato un brusco cambiamento alle playlist e alle classifiche delle radio, in cui Easy House ed Electrohouse cominciano a diffondersi a scapito di Italodance e Techno fino ad ora in auge. Infatti dopo gli ultimi successi del filone precedente come “Le louvre” di Prezioso feat. Marvin, “10, 100, 1000” dei Brothers, “Memories” dei Promise Land primeggiano Tommy Vee con “Stay”, Michael Gray con “The weekend”, Axwell con “Feel the vibe”, Mylo con “Drop the pressure”, The house keepers con “Go down”, dalle sonorità nettamente differenti. Nel 2005 Bob Sinclar con il singolo “Love generation”, riesce a catturare l’attenzione in modo imponente, con un genere elettronico pseudo dance dai tratti pop e house. Il successo verrà replicato l’anno seguente con il singolo “World, hold on”. Nello stesso anno Madonna ritorna al genere ballabile che la rese famosa negli anni ’80: con l’album interamente elettronico “Confessions on a Dancefloor” ottiene un enorme successo, ed i vari singoli “Hung Up”, “Sorry”, “Get Together” e “Jump” scalano le classifiche. Anche Robbie Williams produce singoli che risultano essere un misto di generi club culture: i primi singoli sono “Rude box” e “Love light”. A fine 2006 e per buona parte del 2007 Bob Sinclar riesce ancora a riportare l’attenzione sul genere dance ricampionando con base reggaeton “Gonna Make you Sweat (Everybody dance Now)” di C&C Music Factory (1990): si tratta di “Rock this party” che sarà seguito dal brano fotocopia “Sound of Freedom” anch’esso ricampionatura di un altro successo dance d’inizio anni 90, “Everybody’s Free” di Rozalla (1991). Anche uno dei rari successi estivi come “Relax” di Mika si rivelerà in realtà la ricampionatura di “I just died in your arms tonight” dei Cutting Crew successo pop del 1986. Anche se questi sono i dischi che più si ricordano di questi ultimi anni, nel filone eurodance ci sono comunque produzioni come “Depends on you” di Gabry Ponte, “Lonely” dei Deep Spirit, “California remix” dei C.O. Club Oriented, “Future Mind” di Roby Rossini, “Break one” dei Ghost Dj, “Vibe” di Provenzano Dj, “Melody of life” dei Gemini Station “Eurofolk” degli Italian Deejay’s, “Don’t go” degli Starting rock. Strumenti Quello che viene comunemente inteso come “musica dance” è un susseguirsi di idee riprese e rilavorate con metodi nuovi a seconda della tecnologia del periodo in cui viene prodotta. Dalla disco music degli primi anni settanta, suonata da vere e proprie orchestre, si passa alla fine di questi anni con ritmi un pò più elettronici. Pionieri di questo genere sono Giorgio Moroder e Gino Soccio. Gli anni 80 sono invece caratterizzati dal suone delle drum machine quali 808 e 909. Tutto già iniziava a venire gestito da un computer, collegato via midi agli hardware contenuti nei rack. Negli anni novanta si iniziano a diffondere programmisequencer che sfruttano le capacità di computer anche casalinghi per suonare campioni di qualsiasi natura: ecco così l’avvento di programmi come ProTracker o i primi Cubase che giravano su computer Amiga, Atari e i primi pc IBM. Questo però era un sistema dalle potenzialità limitate che non consentivano una qualità audio sufficiente per poter permettere la produzione di un disco. Si ricorreva quindi comunque allo studio di registrazione in cui esperti fonici riportavano il brano, spesso nato dalla fusione del lavoro di dj e musicisti, in un banco mixer con i mitici campionatori AKAI S950-1000-1100 creando così il master finale. L’avvento del nuovo millennio vede le tecnologie più sofisticate diventare alla portata di tutti: spariscono a poco a poco gli hardware e nascono i primi VST, cioè strumenti virtuali che sostituiscono in maniera egregia i vari generatori di suono. I VST funzionano su praticamente tutti i motori, diffondendo così a macchia d’olio programmi come Logic Audio, ProTools, Fruity Loops, che diventa il più usato amatorialmente e il classico Cubase che si è evoluto nel tempo. Tratto da Wikipedia.